Una lettura cristiana degli avvenimenti - blog - Cammimo per incontrare Dio

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Femminicidio! Come si risolve il problema?

Cammimo per incontrare Dio
Pubblicato da don Fabrizio in Violenza · 26 Novembre 2018
Tags: donneviolenzafemminicidio
Il termine “femminicidio” non mi piace.  È un neologismo pessimo!
La libertà, che la diffusione del cristianesimo ha favorito nella nostra società occidentale, ha permesso che valutassimo tutti i comportamenti violenti di fronte alla donna, su questa base.
In altre culture e religioni, la figura femminile ha un peso diverso. In certe tribù africane, la donna veniva (forse è ancora) scambiata con gli animali, quindi prima si vedevano gli animali e poi si aveva la donna.
In Afghanistan, invece, i talebani compivano omicidi a sangue freddo anche sulle donne. Mi viene in mente un servizio televisivo in cui una donna che implorava pietà ai piedi di un talebano, veniva uccisa con un colpo di fucile alla testa.
In India, fino a una decina di anni fa (o forse ancora adesso?) nelle case dei facoltosi possidenti di caffè, a tavola, si sedevano gli uomini più importanti della casa mentre, la moglie del capofamiglia, anche se laureata alla Sorbona di Parigi, era costretta a mangiare con i servi in cucina, dopo aver preparato con loro il pranzo.
Potremmo esaminare il ruolo della donna nella società con filosofia di vita scintoista o confuciana, ma credo che gli esempi riportati siano sufficienti: la donna, in culture non cristiane, non ha un “gran valore”.
Allora, come siamo arrivati nel nostro mondo occidentale, cristianizzato e con una democrazia così avanzata, a svilire la donna?
Per capire questo, dobbiamo conoscere com’era la sua situazione prima della venuta di Gesù Cristo.
Nel libro della Genesi, tra le conseguenze del peccato originale, è descritta la rottura dell’originaria relazione tra l'uomo e la donna: «Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà». Queste parole si riferiscono direttamente al matrimonio, ma indirettamente anche a tutte le situazioni in cui la donna rimane svantaggiata o discriminata per il fatto di essere donna.
Solo in Gesù sono riconosciute pienamente alla donna la dignità e la stessa importanza dell’uomo e molti passi del Vangelo, lo certificano. Pertanto, finché l’uomo accoglie Gesù e lo segue, la donna è trattata pari a lui, nel momento in cui, questo non avviene, la donna diventa subalterna a lui, o peggio schiava, “sua proprietà”. Da notare che questo avviene anche nella Chiesa, la quale è fatta di santi e peccatori… se non ci decidiamo ad accogliere totalmente Gesù, la donna sarà sempre considerata di serie “B”.
Se si abbandona la fede cristiana, rinunciando a tutte le novità che Gesù ha portato, l’uomo ritorna alla durezza primitiva quando considerava la donna come “sua” proprietà e pretendeva che ella facesse quello che lui voleva.
Gesù Cristo e la fede cristiana hanno “creato” questa nostra società; se abbandoniamo la fede, l’anelito alla vera libertà cristiana rimane, ma la capacità di realizzarla scompare.
Oggi, infatti, pur essendo pieni del desiderio delle libertà evangeliche, specialmente nei confronti della donna, non siamo più capaci di viverle. Cerchiamo, allora, di riempire la nostra incapacità con dei palliativi morali: scarpette rosse, panchine rosse ecc.
Senza la fede in Gesù Cristo, la sorte della donna, anche nella nostra cultura, è segnata. Continueremo a contare, come fa il Tg 2, i “femminicidi” sperando, inutilmente, che questo sia sufficiente a farli diminuire.
Che illusione!


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